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Baudelaire dice che la bellezza ha una parte soggettiva e una parte oggettiva.
Infatti il mondo dei bonsai si confronta sempre tra i puristi che applicano alla lettera i dettami estetici della bonsaistica classica e sostengono che se un bonsai esce da quegli schemi non e’ piu’ bello, con i “romantici” che amano un bonsai o creano un bonsai in base alla propria sensibilità artistica.
Per quanto riguarda me, la penso come Budelaire nei fiori del male, per me nel bonsai esistono due anime una soggettiva che può’ lasciarci perdere la retta via degli schemi imposti dai maestri giapponesi e una oggettiva che comunque ci pone dei limiti al di fuori dei quali sarebbe meglio non uscire. Quali sono questi limiti ? per me i limiti sono quelli banalmente detto che ci permettono di chiamare un bonsai ” bonsai” e quando noi, quel bonsai potremmo anche chiamarlo pianta di ….. , allora abbiamo sforato .
Di nuovo. Il bonsai e’ la bellezza dell’equilibrio, saper dosare la sua anima soggettiva con quella oggettiva senza perdere quell’equilibrio ci permette di creare un bonsai che abbia la nostra personalità ma anche i crismi estetici necessari per rimanere fedeli alla tradizione bonsaistica.
In fine ricorda, come diceva Kant che ” la bellezza e’ sempre senza scopo” e’ fine a se stessa ed e’ eterna.